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“l’obiettivo del Circolo è darsi un tempo per … raccogliere le forze per creare dibattito, promuovere confronto di idee, lanciare provocazioni, o, forse, solamente suscitare sani dubbi, sui temi di attualità a carattere socio-politico, per comprendere il presente e orientarsi al futuro”. Tratto dall'Atto Costitutivo

8 mar 2009

Cattolici e politica

1) Da una ricerca delle Acli, di questa estate emerge che i cristiani (più o meno praticanti) sono poco sensibili all’impegno politico. La loro presenza nella società, in questi anni, sembra esaurirsi nel volontariato (nell’assistenza sociale, nel servizio ai poveri, nelle forme utopiche del pacifismo e della salvaguardia del creato).

2) Monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo ausiliare di Milano, in un recente convegno delle Acli, ha osservato che la carità è lo specifico della pratica cristiana, è molto apprezzata ma è marginale rispetto allo spazio pubblico. Ricondotta alla sfera privata e all’iniziativa personale, ha poco rilievo sociale, non trasforma i rapporti se non come “crocerossa dei mali della società”.
Insomma, con la sola carità non si risolve il problema del povero. Il problema del povero si risolve liberandolo dalla povertà. Qui entra in campo la politica.

3) Il Papa, il 7 settembre 2008, a Cagliari ha lanciato un appello per una nuova generazione di laici cristiani impegnati e capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica. Un vero e proprio appello all’apertura di una nuova fase storica, in cui l’impegno politico dei cristiani, in particolare dei giovani, sia il fattore determinante di una nuova stagione democratica. Un appello che va ben oltre ai limiti del semplice “ricambio generazionale”.
Del resto, nella Lettera Apostolica di Paolo VI Octogesima adveniens (n. 46) si legge che l’impegno politico dei fedeli laici è un’espressione qualificata ed esigente dell’impegno cristiano al servizio degli altri.

4) I cristiani, quindi, sono chiamati a partecipare alla vita politica, con spirito di servizio e di carità, ad essere protagonisti, assieme a ogni persona di buona volontà, credente o non credente, della gestione e della promozione del bene comune, che è il fine alto della politica e l’obiettivo dell’orientamento etico dell’amore verso il prossimo che viene dal Vangelo. Partecipare, dunque, decidendo in piena e autonoma responsabilità quali mediazioni di natura tecnico-legislativa fare, nel rispetto della laicità della politica e delle regole democratiche, pur conservando un solido legame con un’appartenenza che si alimenta alla fonte viva della spiritualità e dell’azione pastorale della Chiesa.

5) Per tener vivo questo necessario intreccio tra autonomia e appartenenza occorre motivare e preparare laici che siano capaci di un rapporto maturo con la fede e di scelte responsabili nel campo civile e politico.
Qui entra in campo la formazione alla cittadinanza attiva dei laici cristiani.
Una formazione di base che, credo, andrebbe collocata nei normali circuiti della formazione cristiana e non in percorsi solo per pochi aspiranti - specialisti della politica.
Le Acli possono svolgere un ruolo importante.
Del resto, questo è una delle strade intraprese dal nostro Circolo in questi anni.

Fabio Pes.


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